MICROMEGA Intervista a Barbara Massimilla a cura di Giada Pari.
Radici: le storie di Abdoulaye e Hermann / Prima puntata (PODCAST)
MICROMEGA Intervista a Barbara Massimilla a cura di Giada Pari.
Radici: le storie di Abdoulaye e Hermann / Prima puntata (PODCAST)
Momenti della rassegna S-Cambiamo il Mondo 4 edizione – cinema, incontri, performance, concerti presso il Museo MAXXI 8 e 9 giugno 2019 – grazie a tutti coloro che hanno partecipato e coinvolto il pubblico con energia valorizzando lo scambio tra culture. Concerto di Ismaila Mbaye e Badara Seck. Performance di Capoeira e Kalaripayattu.
Interventi di Laura Cantarini (UNHCR) e Cristina Comencini (regista) – presenta Barbara Massimilla (presidente DUN-Onlus, curatrice della rassegna)
Interventi di Denis Brotto (Università di Padova), Vittoria Caratozzolo (Università La Sapienza Roma), Giovanni De Robertis (Fondazione Migrantes), presenta Barbara Massimilla (presidente DUN-Onlus, curatrice della rassegna). Concerto di Elizabeth Sombart. Designers -Laboratorio di Sartoria Creativa: Ruth Duenas, Sofia Jiao, Birama Ndiasse Cisse. Le partecipanti al Laboratorio con i loro marsupi.
Interventi di: Melania Mazzucco (scrittrice), Riccardo Noury (portavoce Amnesty International Italia), Clementina Pavoni (psicologa analista AIPA), presenta Barbara Massimilla (presidente DUN-Onlus, curatrice della rassegna)
Andrea Occhipinti
Giovanni De Robertis
Filomeno Lopes
Badara Seck
Elizabeth Sombart
Barbara Massimilla
Ismaila Mbaye
Kalaripayattu
Capoeira
Intervista a Barbara Massimilla su Radio Vaticana a cura di Filomeno Lopes.
https://www.vaticannews.va/it/podcast/rvi-programmi/afrofonia/afrofonia-30-06-2019.html
Dun onlus presenta
S-Cambiamo il Mondo
rassegna: cinema e culture IV edizione
cinema, incontri, performance, concerti
8 e 9 giugno – Museo MAXXI Roma
La rassegna cinematografica S-Cambiamo il Mondo IV edizione, a cura della psicoanalista Barbara Massimilla, è organizzata da DUN-Onlus, associazione dedicata alle cure psicologiche ai migranti e ai rifugiati e partner del progetto voluto da Papa Francesco Chaire Gynai – Benvenuta Donna.
S-Cambiamo il Mondo valorizza, attraverso le opere filmiche prescelte, l’importanza della conoscenza di altri orizzonti culturali e del fenomeno della migrazione come simbolo di contaminazione feconda tra i popoli, perseguendo la via della speranza e della reciproca trasformazione, segnalando l’urgenza della trasmissione intergenerazionale del patrimonio interculturale ai giovani come un’irrinunciabile eredità valoriale per immaginare e costruire società più “umane”, sul rispetto dell’uguaglianza.
La mission dell’arte cinematografica è finalizzata a contrastare le discriminazioni e a valorizzare l’affettività e l’elaborazione psicologica dei vissuti emotivi, suscitati dalla visione delle opere. Il cinema è forma d’arte che comunica molteplici messaggi, lo sguardo psicologico sull’opera non vuole “interpretare” e razionalizzare, quanto aggiungere punti di vista, risonanze affettive che non intendono saturare le metafore del grande cinema.
Vorremmo un cinema non solo che emozioni ma che possa offrire spunti di analisi riguardo al sociale, al valore della coesistenza tra le culture e i popoli, che sensibilizzi alla bellezza dell’incontro con altri mondi, al piacere di conoscerli e non solo al dovere di rispettare chi viene da altre terre, da altri riti, da altri miti, da altre religioni.
S-Cambiamo il Mondo è in collaborazione con la rivista Eidos e con Chaire Gynai, patrocinata da Amnesty International Italia, Regione Lazio, Comune di Roma, Associazione Italiana Psicologia Analitica, Centro Sperimentale di Cinematografia. Fondazione Migrantes è main sponsor della manifestazione che quest’anno concentrerà nelle due giornate film, un concerto di pianoforte e quintetto d’archi di Elizabeth Sombart, performance di musica africana con Ismaila Mbaye e Badara Seck, di Kalaripayattu un’antica arte marziale indiana con Hariprasad Bonsalay e di Capoeira con Jorge Dos Santos e Renato Conceição Amorim, incontri interdisciplinari con psicoanalisti, registi, religiosi, artisti, scrittori, stilisti, esponenti di istituzioni umanitarie.
Le sezioni monotematiche raggruppano film recenti e del passato per offrire uno sguardo su culture diverse e una riflessione approfondita sul senso del ‘restare umani’ nel mondo contemporaneo. I temi trattati e i film scelti in programma: diritto al viaggio: Pane e cioccolata, Styx / adozioni dell’anima: Roma, Un affare di famiglia / lotta e culture: Una notte di 12 anni, Santiago Italia / solidarietà: Cafarnao, Green Book.
Sarà proiettato inoltre il documentario Gift girato dalla regista Cristina Mantis durante il laboratorio DUNLab di sartoria creativa. Questa iniziativa è rivolta a donne migranti e rifugiate di diverse nazionalità con l’intento di offrire un’esperienza di gruppo di artigianalità creativa, di ricerca, formazione, inclusione sociale, intercultura, integrazione e di protagonismo del mondo dei migranti.
Il laboratorio multietnico dal titolo “Le vie della seta, nuove trame di incontro” vuole riscoprire tessuti e mode di differenti culture al fine di produrre creazioni sartoriali e artistiche e organizzare successivamente una mostra con l’esposizione di oggetti e immagini dell’esperienza condivisa con le donne migranti alla scoperta dell’intreccio tra le diverse trame culturali dello stile e della moda.
La premessa di questa iniziativa nasce in virtù dell’impostazione del modello di cura di DUN, quella di unire e intrecciare di continuo la riflessività e la comprensione psicologica al gesto creativo.
S-Cambiamo il Mondo promuove l’incontro interculturale a più livelli, attivando emozioni e provocando cambiamenti e trasformazioni positive nel proprio modo di sentire, di pensare e di essere sia attraverso il cinema, altre forme d’arte come la musica e antiche discipline marziali, gli incontri multidisciplinari, sia attraverso l’esperienza del laboratorio creativo e di ricerca sui tessuti etnici. Donne di diversi paesi prepareranno piatti tradizionali che saranno offerti verso sera.
Vi aspettiamo, l’ingresso è libero, accogliamo tutti…
SABATO 8 GIUGNO
DIRITTO AL VIAGGIO
ore 11.00
Incontro con Cristina Comencini (regista)
Andrea Occhipinti (presidente Lucky Red)
Carlotta Sami (portavoce UNHCR per il Sud Europa)
ore 11.45
STYX di Wolfgang Fischer (2018)
Patrocinato da Amnesty International Italia
ore 14.15
PANE E CIOCCOLATA di Franco Brusati (1973)
DUNLAB LE VIE DELLA SETA NUOVE TRAME DI INCONTRO
ore 16.30
GIFT di Cristina Mantis (2019)
ore 17.00
Incontro con Denis Brotto (Università di Padova)
Vittoria Caratozzolo (Università La Sapienza di Roma)
Giovanni De Robertis (direttore Fondazione Migrantes)
ore 17.45
ELIZABETH SOMBART (concerto per pianoforte e quintetto d’archi)
ADOZIONI DELL’ANIMA
ore 18.45
UN AFFARE DI FAMIGLIA di Hirokazu Kore’eda (2018)
ore 20.45
Cena etnica offerta da DUN
ore 21.45
ROMA di Alfonso Cuarón (2018)
DOMENICA 9 GIUGNO
LOTTA E CULTURE
ore 11.00
Incontro con Melania Mazzucco (scrittrice)
Riccardo Noury (portavoce Amnesty International Italia)
Clementina Pavoni (psicologa analista A.I.P.A.)
ore 11.45
UNA NOTTE DI 12 ANNI di Alvaro Brechner (2018)
ore 14.30
SANTIAGO, ITALIA di Nanni Moretti (2018)
SOLIDARIETA’
ore 16.15
CAFARNAO di Nadine Labaki (2019)
ore 18.30
Incontro con Stefano Carta (psicologo analista A.I.P.A.)
Filomeno Lopes (filosofo, Radio Vaticana)
Barbara Massimilla (psicologa analista A.I.P.A.)
ore 19.00
HARIPRASAD BONSALAY, JORGE DOS SANTOS, RENATO CONCEIÇÃO AMORIM
(performance di Kalaripayattu e Capoeira)
ore 19.30
ISMAILA MBAYE, BADARA SECK
(concerto di musica africana)
ore 20.15
Cena etnica offerta da DUN
Ore 21.30
GREEN BOOK di Peter Farrely (2018)
SCHEDE FILM e ARTISTI
STYX di Wolfgang Fischer (2018, 94’)
Patrocinio di Amnesty International Italia
Rieke, un medico tedesco di pronto soccorso, parte in barca da sola dallo stretto di Gibilterra fino all’isola di Ascensione, nel mezzo dell’Oceano Atlantico, l’unico contatto con l’esterno la radio della barca. Il giorno dopo un’intensa burrasca, Rieke intravede un peschereccio alla deriva in procinto di affondare, carico di un centinaio di profughi africani, troppi per essere presi sulla barca di Rieke, che contatta la guardia costiera ricevendo la promessa che arriveranno presto i soccorsi, e l’ordine di non avvicinarsi al peschereccio. Rieke rimane scettica sulle rassicurazioni della guardia costiera e decide di rimanere finché questi aiuti non arriveranno, ma le urla dal peschereccio si fanno sempre più fievoli, e all’orizzonte non appare nulla. Sospesa tra l’istinto di offrire solidarietà, il giuramento di Ippocrate e l’impossibilità di salvare tutti, Rieke prova una lacerante impotenza, ricalcando su un piano personale e metaforico la posizione di una parte del mondo occidentale riguardo al fenomeno migratorio e il diritto al viaggio. Styx non è solo un film sull’ignavia dell’occidente, racconta anche il dramma individuale di chi vorrebbe intervenire ma non può. Fischer con Styx assume una posizione etica, focalizza l’attenzione dello spettatore, lo coinvolge e lo spinge a riflettere, a pensare a quanto sta accadendo. Perché se è vero che da soli siamo impotenti, è altrettanto vero che, un possibile cambiamento si realizza attraverso ciascuno di noi, e può avverarsi solo se restiamo umani.
PANE E CIOCCOLATA di Franco Brusati (1973, 110’)
Pane e cioccolata, è un’opera straordinaria di estrema attualità e rappresenta uno dei più importanti film italiani di culto sul tema della migrazione. Importante, di questi tempi, ricordare come eravamo, per sottolineare l’inalienabile diritto dell’uomo di scegliere il luogo in cui vivere, con la consapevolezza che una cultura della migrazione non può essere inibita, deprivata della sua complessità e vissuta persecutoriamente. Che questo film sia ambientato in Svizzera non è in ogni caso determinante, perché l’intenzione di Brusati era quella di mostrare uno sguardo cross/over, trasversale sulla realtà, per descrivere i temi universali come l’identità, la trasformazione, l’integrazione. Il film narra di un italiano, interpretato da Nino Manfredi, che fugge dal suo paese alla ricerca di una dignità di vita e di lavoro in Svizzera. Andrea Occhipinti presidente della Lucky Red, che ha contribuito al restauro del film assieme alla Cineteca di Bologna e alla Cineteca Nazionale, sottolinea la cifra dolce-amara di Pane e cioccolata, che oscilla tra profondità e leggerezza, riuscendo a strappare un sorriso con un tocco di grandissima ironia anche riguardo a una condizione umana di difficoltà e sofferenza.
GIFT di Cristina Mantis (2019, 30’)
Il documentario realizza il progetto del laboratorio DUNLab, in cui designer artigiani provenienti da diverse regioni del mondo, Asia, Africa, Sud America, mettono in gioco la loro fantasia con i tessuti rappresentativi dei loro paesi di provenienza per insegnare a un gruppo di donne di diverse nazionalità a confezionare un oggetto simbolo della relazione madre/bambino e del prendersi cura: il marsupio. La mescolanza tra etnie più che rimandare a un’esperienza che esponga una cultura alla visione di un’altra con il rischio di fissarla in uno stereotipo o in tipizzazioni esotiche, aspira nel documentario a offrire l’opportunità di un‘fare’ creativo che emerge là dove mondi diversi si incontrano, imparano a conoscersi e a condividere il proprio vissuto, facendosi ‘dono’ l’uno dell’altro.
ELIZABETH SOMBART
La musicista di origini francesi, ha creato più di 20 anni fa la Fondation Résonnance per portare la musica dove non arriva, nei luoghi della sofferenza e del dolore: nelle carceri, negli orfanotrofi, gli ospedali, tra i rifugiati, nei teatri di guerra, nelle periferie del mondo. Oggi Résonnance è attiva in sette paesi. Solista e concertista instancabile suona nelle più prestigiose sale da concerto del mondo e si dedica alla formazione di giovani pianisti in Svizzera e all’estero. Per la rassegna l’artista eseguirà un concerto unico, dove potrete sentire uno dei concerti di Beethoven nella versione storica con quintetto d’archi. Accompagnano il pianoforte solista 5 giovani artisti del Conservatorio di Santa Cecilia attualmente impegnati nella formazione secondo i principi della Pedagogia Résonnance, fenomenologia del suono e del gesto.
UN AFFARE DI FAMIGLIA di Hirokazu Kore’eda (2018, 121’)
Vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes 2018, il film di Kore’eda affronta una definizione diversa di famiglia, la famiglia che si “sceglie” anche andando oltre le convenzioni sociali e la legge. Osamu Shibata e suo figlio adottivo Shota, tornando da un’altra serata di taccheggio nei supermercati, incontrano una bambina di cinque anni abbandonata a se stessa, con chiari segni di abuso fisico. Preoccupato che la bambina muoia di freddo, Osamu la porta nel piccolo e affollato appartamento che chiamano casa, di proprietà della “nonna” Hatsue, dove vivono anche la moglie di Osamu, Nobuyo, e la escort Aki. Può definirsi una famiglia un gruppo di persone unite dal caso, nel quale nessuno di loro è imparentato? Gli Shibata credono di sì, ed esclusi dalle scelte e dalle opportunità a disposizione alle classi più abbienti, si scelgono tra loro, formando uno spazio affettivo in contrasto con una società in cui vivono da emarginati.
ROMA di Alfonso Cuaròn (2018, 135’)
Dedicato ‘a Libo’, l’ultimo film di Alfonso Cuaròn è un atto d’amore del regista per la donna india che si occupò di lui bambino. La cultura india di Libo è alla radice di questa grande opera. Che – come si usava allora, e ancora si usa in altre parti del mondo – si occupò di lui, e con lui dei suoi tre fratelli, della madre, del padre, della nonna che viveva con loro, del loro cane, e della grande casa di famiglia benestante nel quartiere Colonia Roma di Città del Messico. Libo nel film è Cleo (Yalitza Aparicio), giovane indigena che non smette mai di assolvere le cose da fare, secondo il ritmo dell’adempimento, senza risparmiarsi. La sua interiorità si riconosce dallo sguardo, che come una carezza si sofferma sulle cose, pensandole senza poterle dire. Con Roma, Cuaròn racconta il Messico della sua infanzia, nei primi anni ‘70, quando nuova ricchezza e antica schiavitù coesistevano sia tra le mura domestiche che nella vita pubblica, nella grande instabilità economica e politica del Paese. Con un bianco e nero luminoso e poetico che mescola rimpianto e desiderio, che cuce i gesti piccoli della vita quotidiana con l’affresco grande della Storia, il film cattura lo spirito di un realismo magico, senza risparmiarci la spietatezza della vita. Il film ha vinto alla 75 Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
UNA NOTTE DI 12 ANNI di Álvaro Brechner (2018, 123’)
La notte di 12 anni è un film del regista uruguayano Álvaro Brechner, presentato alla 75 Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Brechner, da sempre appassionato di Mario Monicelli e studioso del documentario creativo, ha realizzato un’opera in cui convivono dramma e ricerca di leggerezza narrativa, all’insegna della verità storica. Si tratta, infatti, di un film che documenta i 12 anni di prigionia di tre guerrieri Tupamaros durante la dittatura militare in Uruguay.
Il film si sviluppa nel 1973, nel momento della presa al potere della dittatura. L’esercito mise subito in atto la sanguinosa cattura dei dirigenti dell’organizzazione di guerriglia urbana dei Tupamaros. Conosciuti anche come Movimento di Liberazione Nazionale, di ispirazione marxista-leninista, attivi dal 1966. Movimento inizialmente non coinvolto in azioni armate o violente, che suo malgrado, si vide costretto ad abbracciare il mitra. Uno dei tre protagonisti è José “Pepe” Mujica, ex presidente della Repubblica dell’Uruguay, gli altri Mauricio Rosencof ed Eleuterio Fernández Huidobro. La loro condizione è mostrata da vicino fin da subito nel cuore ottagonale di un carcere civile. L’ordine è di farli impazzire: dal momento che non si possono uccidere. I tre uomini rimarranno in isolamento per dodici anni. Senza abbandonarsi alla disperazione, troveranno diversi modi di comunicare mantenendo fermi i propri principi. Una storia vera, sull’erosione graduale delle libertà civili, una storia di persone non solo sopravvissute, ma interpreti della loro rinascita, uomini che hanno segnato in seguito la storia del loro paese.
SANTIAGO, ITALIA di Nanni Moretti (2018, 80’)
11 settembre 1973: l’esercito cileno guidato da Pinochet rovesciava il governo di Salvador Allende, instaurando una dittatura lunga diciassette anni che stroncò inesorabilmente il processo democratico del Cile. Da quel momento in poi, l’ambasciata italiana a Santiago ospitò centinaia e centinaia di richiedenti asilo, che tentarono di sfuggire ai rastrellamenti. Attraverso interviste ai protagonisti della vicenda, Moretti racconta la storia di quel periodo drammatico, e di quei diplomatici italiani che resero possibile la salvezza di tante vite umane. L’intenzione del regista non è soltanto orientata a riportare alla memoria collettiva il disastro del golpe, vorrebbe anche porre un quesito agli italiani: chi siamo, cosa siamo diventati? Siamo l’Italia che in passato dimostrò di accogliere l’altro, e reagì umanamente difronte alle ingiustizie, o siamo un’Italia che oggi respinge i migranti, chiude i porti e si ripiega su se stessa? Premiato come miglior documentario ai David di Donatello 2019.
CAFARNAO di Nadine Labaki (2018, 120’)
Lavorando con grande abilità con attori non professionisti, la regista Nadine Labaki porta la nostra attenzione verso la condizione dei bambini nei bassifondi di Beirut. Zain, 12 anni, sta scontando una pena di cinque anni al riformatorio quando decide di fare causa ai suoi genitori per averlo messo al mondo. La regista interpreta nel film il ruolo dell’avvocato che difende in tribunale Zain, scelta non casuale… L’antefatto è che i genitori del protagonista, fragili, inconsistenti, affetti da dipendenze, vivevano insieme ai figli in uno stato di assoluta povertà. Costretti all’illegalità per sopravvivere, conducevano la propria esistenza ai margini continuando a mettere al mondo figli. Quando i genitori vendono l’amatissima sorella del ragazzo al loro padrone di casa, Zain scappa, finendo in un parco divertimenti dove conosce Rahil, una donna etiope priva di documenti, e il suo bambino Yonas. Ma quando Rahil sparisce, Zain deve occuparsi di sé e del piccolo. Attraverso Zain la regista dà voce a un’infanzia abbandonata e abusata che la figura del protagonista con la sua ribellione verso il mondo degli adulti riscatta con coraggio, ribadendo con forza i suoi diritti. Premio della giuria a Cannes, il film ha avuto la nomination agli Oscar.
HARIPRASAD BONSALAY, JORGE DOS SANTOS, RENATO CONCEIÇÃO AMORIM
In occasione della rassegna è nato un intreccio tra due storiche arti marziali: il Kalaripayat originario dell’India e la Capoeira brasiliana, che si alterneranno durante la performance. Entrambe furono vietate dai colonizzatori, gli Inglesi e i Portoghesi, poiché ritenute pericolose. Ha un significato particolare scegliere di farle incontrare nello scenario del MAXXI, in quanto Museo, luogo di espressione artistica e di creatività, per affermare il valore di una riappropriazione legittima. Hariprasad Bonsalay pratica con eleganza e carisma il Kalaripayat dai tempi in cui il nonno, Vasudeva Gurukkal – uno dei dieci maestri d’arte marziale più rappresentativi al mondo – lo iniziò a questa disciplina da giovanissimo. Hariprasad ha fondato in Kerala l’Istituto Payattukalari per continuare a trasmettere la sua esperienza artistica ai bambini e preservarne la memoria. L’obiettivo di questa pratica è l’elevazione della coscienza, arricchito dalla terapia ayurvedica e dallo yoga. Jorge Dos Santos e Renato Conceição Amorim sono due artisti di Capoeira, arte marziale brasiliana, caratterizzata dalla musica e dall’armonia dei movimenti, una sintesi di lotta, acrobazie, canti e musica mutuata dal periodo schiavista in piena colonizzazione portoghese: gli schiavi africani, destinati alle piantagioni, si allenavano nei combattimenti utilizzando tecniche di attacco e difesa, dissimulando la lotta con elementi di danza, al fine di non insospettire i colonizzatori. I due artisti si esibiranno in un’esplosione di energia da incanto.
ISMAILA MBAYE
Maestro di Djembè e Doun-Doun, Ismaila Mbaye è considerato uno dei maggiori percussionisti africani presenti nel panorama europeo. Fondatore dei Tribal Percussion, suona anche con altre formazioni quali “I Tamburi di Gorée”, “Med Free Orkestra”, “Kilimangiaro Band” con cui ha partecipato per 9 anni al programma su RAI 3 “Alle falde del Kilimangiaro”. Ha preso parte come musicista a numerosi show televisivi, condotti da Maurizio Costanzo, Fiorello, Giorgio Panariello e Mika.
Ha partecipato come attore e musicista ad alcuni film tra cui L’Ultimo Pulcinella, regia di Maurizio Scaparro con Massimo Ranieri e al film di Rossella Izzo Professoressa. Nel 2006 Tournée in Austria con il gruppo “Tam-Tam d’Afrique” di Vienna e nel 2007 Festival “72 ore di suoni, luci e colori dal Senegal”. Apertura concerto di Youssou N’ Dour, ex PalaVobis di Milano. Uno dei percussionisti musicisti che registra il maggior numero di presenze al Festa d’Africa Festival. Co-protagonista del documentario Redemption Song della regista Cristina Mantis che ha ricevuto il premio di RAI Cinema.
BADARA SECK
Senegalese, compositore, poeta e cantastorie in lingua africana. Si forma al conservatorio, fa parte della nuova generazione dei griot come gli altri membri della sua famiglia che tramandano le tradizioni delle proprie origini. Il suo percorso artistico e personale testimonia la capacità di unire l’arte e le tradizioni africane con quelle di altri Paesi. Ha girato il mondo con la sua musica sin da giovanissimo, esibendosi in Canada, in Europa e in Italia, dove vive dal 1998, essendo stato per anni, anche il referente della comunità senegalese per le autorità italiane. Ha collaborato in passato e collabora con artisti come Michel Petrucciani, Paolo Fresu, Ennio Morricone, Pino Daniele, Massimo Ranieri, Rita Marcotulli, Fiorella Mannoia. Ha ideato il progetto multiculturale “RungPung” sintesi delle sue esperienze artistiche, al quale hanno partecipato numerosi musicisti africani attivi in Italia. Con il suo gruppoPenc presenta al pubblico un’interessante fusione musicale di culture diverse.
GREEN BOOK di Peter Farrely (2018, 130’)
Vincitore del premio Oscar 2019 come miglior film, Green Book narra un cambio di prospettive nell’America degli anni ‘60. Costretto a cercare un impiego per l’inverno, il buttafuori newyorkese Tony “Lip” Vallelonga trova un’opportunità di lavoro molto remunerativa, Donald “Don” Shirley, educato, sofisticato e colto pianista afroamericano di fama mondiale, che cerca un autista e assistente personale per un tour nel sud degli Stati Uniti di otto settimane. Un solo problema, Tony, nonostante la sua onestà e la sua devozione alla famiglia, ha delle idee alquanto razziste verso gli afroamericani. Durante questo lungo viaggio in macchina attraverso gli stati più retrogradi dell’America, una serie di scambi di ruolo, disavventure, litigi, conversazioni e bruschi scontri con la realtà ipocrita di una società ancora profondamente rinchiusa in se stessa, avvicineranno i due uomini fino a raggiungere un terreno comune di amicizia e comprensione.
IL SEGRETO DI HAMIDA sarà proiettato martedi 19 giugno alle 17.30, alla Casa Internazionale delle Donne a Roma, in occasione della presentazione del bellissimo libro Kotha. Donne bangladesi nella Roma che cambia.
La rassegna organizzata da DUN-Onlus, associazione dedicata alle cure psicologiche ai migranti, in collaborazione con la rivista “Eidos cinema psyche e arti visive” e il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, nella terza edizione continua la sua ricerca sul tema dell’intercultura attraverso il cinema. Patrocinata da: Amnesty International Italia, Regione Lazio, Associazione Italiana Psicologia Analitica. Realizzata con il sostegno della Fondazione Migrantes e della Cooperativa Sociale META. Quattro sezioni monotematiche coinvolgeranno il pubblico di diverse nazionalità, nella condivisione del cinema d’autore centrato sulle narrazioni culturali e sul diritto a migrare. Si vuole spingere lo sguardo oltre ‘il dovere’ che come occidentali proviamo nel prendere atto del diritto fondamentale dei popoli a migrare per molteplici e legittime motivazioni, poiché il fenomeno migratorio è costitutivo e strutturale della nostra identità di specie. E’ necessario coltivare eticamente l’uguaglianza che ci legittima tutti a riconoscerci sullo stesso piano, in base all’identità etnica e geografica di ogni essere umano. Vogliamo precorrere i tempi in termini di speranza, spostare l’asse dalla migrazione al valore della ‘coesistenza’ tra le culture e i popoli, per scoprire le loro realtà anche attraverso il cinema, per apprezzare la bellezza dell’incontro con altri mondi, per S-cambiarci i Mondi, ciascuno partendo dalle proprie origini.
Programma a cura di Barbara Massimilla.
Giovedì 7
Nuove Identità
ore 17,00 Presentazione della rassegna a cura di Barbara Massimilla
a seguire
Il segreto di Hamida di Cristina Mantis(2017, 11’)
L’incontro con il mondo occidentale visto attraverso lo sguardo spontaneo e saggio di una ragazza del Bangladesh che si sta affacciando all’adolescenza, chiamata a confrontarsi con l’esperienza, non priva di ambivalenze e difficoltà, del suo primo giorno di scuola in Italia, il Paese dove è appena arrivata con la famiglia. Nel tentativo di superare la dicotomia tra assimilazione ed emarginazione, Hamida trova un’illuminante terza via ispirandosi a una chiocciola, la quale, ovunque vada, porta sempre la propria casa con sé. Da questa suggestione la ragazza ricava una possibilità trasformativa in grado di ricomporre realtà apparentemente inconciliabili, senza tradire la propria identità femminile e culturale.
ore 17,30 The Immigrant di Charlie Chaplin (1917, 25’)
Tra i cortometraggi di Chaplin è uno dei più elaborati e quello più amato dall’autore, che vi riflette in chiave comica molte delle sue peripezie di giovane artista di vaudeville inglese immigrato negli Stati Uniti. I sempre attuali disagi degli immigranti ammassati in trasporti di fortuna e trattati con fredda diffidenza dalle autorità sono rappresentati con quell’intuizione comica e umana che spingerà Henri Michaux a definire Chaplin “attore dell’inconscio”. In questo equilibrio tra umorismo e poesia, è evidentemente autobiografico il ritratto ottimista e romantico del protagonista, un artista squattrinato che alla fine trova un modesto ingaggio e una compagna. Di questo cortometraggio Chaplin scriverà: “The Immigrant mi ha emozionato più di ogni altro mio film. Penso che il finale abbia un tocco davvero poetico”.
ore 18,00 Almanya – La mia famiglia va in Germania di Yasemin Samdereli (2011, 101’)
Storia di una famiglia di origine turca stabilitasi in Germania da tre generazioni e che torna in Turchia per trascorrere l’estate in una casa acquistata dallo stesso nonno ormai in pensione. Al viaggio “di ritorno” fa da contrappunto la narrazione di quello affrontato a suo tempo dai nonni emigranti in Germania, ricco di speranze e difficoltà, raccontato dalla nipote Canan, segretamente incinta, al cuginetto Cenk. Il sentimento di appartenenza ed estraneità ai due paesi, diversamente avvertito da giovani e anziani, attraversa l’intera famiglia che, nell’esperienza del viaggio attuale e di quello narrato, trova in se stessa una più forte coesione e identità.
ore 19,45 Incontro moderato da Barbara Massimilla con Antonella Antonetti, Massimo Germani, Andrea Magnani, Nicola Nocella, Emanuela Pasquarelli, Maria Rita Porfiri
ore 21,15 Easy – Un viaggio facile facile di Andrea Magnani (2017, 91’)
Un singolare film “on the road”, che attraverso gli occhi di un insolito protagonista racconta molto dell’opportunismo e del cinismo con cui i lavoratori immigrati sono a volte trattati in Italia. Easy infatti è Isidoro, un giovane ex-pilota di kart che si è progressivamente ritratto e isolato dalla realtà, mentre il fratello è un imprenditore edile che gli chiede di riportare clandestinamente in patria il corpo di Taras, un lavoratore “in nero” ucraino morto nel suo cantiere. Comincia così un viaggio che dovrebbe essere, appunto, “facile facile”, nel corso del quale al candore di Easy fa da contraltare prima l’Italia dello sfruttamento e dell’abusivismo, e poi, in un rocambolesco susseguirsi di surreali peripezie, un’Europa dell’Est aspra e primordiale, nella quale Easy scoprirà sempre più a fondo la vita di Taras. Premiato a Locarno Festival.
Venerdì 8
Culture ed Echi del Femminile
ore 17,00 Hope di Boris Lojkine (2014, 91’)
Leonard è un giovane camerunense che ha abbandonato il suo paese con il sogno di raggiungere l’Europa, trovare un lavoro e mandare aiuti alla famiglia. Lungo il suo itinerario incontra Hope una ragazza nigeriana travestita da uomo, disposta a tutto pur di salvarsi. Nel corso del viaggio tra i due si instaura un rapporto utilitaristico in cui ciascuno è indispensabile all’altro. Hope si prostituisce procurando denaro per pagare le tappe di un itinerario controllato dalle mafie locali e tra meccanismi spietati e regole feroci si innamora di Leonard mentre il ragazzo camerunense pensa unicamente al suo obiettivo. Solo nel finale i sentimenti più autentici potranno svelarsi. versione originale con sottotitoli in inglese
ore 19,00 Incontro moderato da Barbara Massimilla con Mariella Cortese, Patrizia Di Gioia, Andrea Occhipinti, Sabina Traversa
ore 21,00 Mustang di Deniz Gamze Ergüven (2015, 97’)
Lale, Nur, Ece, Selma e Sonay sono cinque giovani sorelle che vivono in un villaggio costiero della Turchia. Insieme partecipano alla festa di addio dell’insegnante di Lale, la più giovane. Al termine dei festeggiamenti le ragazze si uniscono a un gruppo di studenti maschi in spiaggia e lì si abbandonano a giochi in acqua, completamente vestite, dimentiche di ruoli e di regole. La notizia dello scandalo arriva alle orecchie della nonna e dello zio che le segregano in casa, cercando poi di soffocare lo scandalo attraverso matrimoni riparatori. Con tutte le loro forze e a carissimo prezzo le cinque sorelle, animate dallo stesso desiderio di libertà, proprio come i cavalli ‘Mustang’, si ribelleranno alle costrizioni imposte.
Sabato 9
Confini e difficili Coesistenze
ore 17,00 Il giardino dei limoni di Eran Riklis (2008, 106’)
Salma è palestinese e vive da sola in Cisgiordania, a due passi dal confine israeliano. La sua unica preoccupazione, con un figlio in America e il marito in cielo, è il suo giardino di limoni, ereditato dalla famiglia e fonte del suo sostentamento. Peccato che il suo nuovo vicino di casa sia il primo Ministro della Difesa israeliano che vede negli alberi di Salma una possibile schermatura a potenziali attacchi terroristici e quindi ne ordina lo sradicamento. Salma inizierà una battaglia legale infinita, sostenuta dal giovane avvocato Ziad e a distanza da Mira, la moglie del ministro che la osserva oltre il recinto. Entrambe le donne soffrono e si scoprono simili e solidali. Ma Salma sarà vittima di un potere troppo forte e più grande di lei. Un film che esplora barriere fisiche e spirituali di un conflitto senza fine.
ore 19,00 Incontro moderato da Barbara Massimilla con Alfredo Ancora, Andrea Arrighi, Giovanni De Robertis, Carla Dugo, Clementina Pavoni
ore 21,00 L’insulto di Ziad Doueiri (2017, 112’)
Beirut. Durante i lavori di restauro della facciata di un edificio, Yasser, rifugiato palestinese, capocantiere attento e scrupoloso, vorrebbe intervenire sull’impianto idraulico esterno di un appartamento. Toni, il proprietario, un cristiano libanese militante, meccanico di professione, lo aggredisce, demolendo la riparazione del tubo rotto. La lite si conclude con un insulto che Yasser lancia a Toni. Quest’ultimo, ferito nella sua dignità, decide di denunciarlo. Una questione privata che gradualmente, con il sostegno di uno studio legale importante scelto da Toni, diventa un processo di dimensioni nazionali seguito da tutta l’opinione pubblica. Lo specchio di una divisione antica e sempre presente nel paese che fa riaffiorare ferite profonde e mai sanate.
Domenica 10
Diritto al viaggio
ore 11,00 – Largo Cristina di Svezia
Concerto gratuito di pianoforte di Elizabeth Sombart
presso Associazione Résonnance Italia
ore 16,30 – Sala Trevi
Es I tempo di Djemberem di Cinzia D’Auria (2009, 17’)
Documentario ideato da un gruppo di artisti della Guinea Bissau. Il progetto è nato per sensibilizzare su temi scottanti del continente africano come guerra civile, colonizzazione, leadership, schiavitù, utilizzando la musica come potente strumento evocativo e “risuonante” che sostituisca al frastuono assordante e mortifero della guerra il suono dolce e armonioso della pace.
ore 17,00 L’ordine delle cose di Andrea Segre (2017, 112’)
Corrado è un funzionario del Ministero degli Interni italiano che lavora contro l’immigrazione clandestina. Il suo lavoro non è facile, cercando di mantenersi sempre in equilibrio, di mettere insieme la realtà libica con gli interessi europei, un compromesso che risulta spesso impossibile. Un giorno conosce Swada, una donna somala che sta cercando di fuggire dalla detenzione libica per raggiungere il marito in Europa. L’equilibrio di Corrado vacilla ancora di più: come tenere insieme la legge e il suo lavoro con l’impulso “umano” ad aiutare un altro individuo in difficoltà?
ore 19,00 Incontro moderato da Barbara Massimilla con Stefano Carta, Cinzia D’Auria, Filomeno Lopes, Giuseppe Riefolo, Andrea Segre
ore 20,00 Human di Yann Arthus-Bertrand (2016, 134’)
Il documentario straordinario e commovente di un grande fotografo e regista francese che si interroga sul senso della vita e dell’Umano. Attraverso diverse voci e con il potere delle immagini e delle parole, dialoga sulle questioni fondamentali dell’esistenza, trasmettendo la bellezza del nostro “essere nel mondo” che tocca le corde più profonde di noi stessi facendoci sentire la possibilità di essere tutti intimamente connessi.